Metodi di difesa passiva del bestiame: il recinto elettrificato

Posted by wd | gennaio 16, 2014 0

foto recinto 2

Premetto di non essere assolutamente un tecnico ma semplicemente un ragazzo nato e cresciuto in campagna e che sempre ha avuto a cuore il territorio e i suoi abitanti non appartenenti alla nostra specie.
Nel luogo in cui vivo (campagna trevigiana), i problemi con le volpi li abbiamo iniziati ad avere circa 6 anni or sono, quando ancora tenevamo polli anatre e oche ‘’allo stato brado’’ all’interno della nostra proprietà di 2 ha, ovviamente recintata ma per essa entrare non era certo un problema, visto che si arrampicano sulle reti con la stessa facilità con cui scavano nel terreno.
Per risolvere la questione siamo stati costretti a chiudere polli ed oche a ridosso dell’abitazione.
Con il mio avvicinarmi alla caccia agli uccelli acquatici ho deciso di prendere delle anatre da richiamo, con la consapevolezza che se non adeguatamente protette, sarebbero finite sul menu del giorno della volpe entro poco tempo. Presi in analisi diverse possibilità, dal metterle sotto casa (ma con la terra bruciata che fanno non lo ho ritenuto opportuno per questioni di pacifica convivenza con i familiari) al cercar di tenere sotto controllo le volpi col 12 (opzione che, per motivi che successivamente elencherò, ho scartato quasi subito)…
Poi mi vennero in mente i cavalli (tra i tanti animali che abbiamo vi sono pure quelli): IL FILO ELETTRICO!!!
Dopo averne discusso coi ‘’superiori’’ ho deciso che questo poteva essere l’unico modo per difendere i miei animali.
In una zona adiacente ai recinti adibiti ai cavalli ho quindi costruito il mio ‘’forte’’ per gli anatidi: ho piantato i pali ogni 3 metri e ho costruito un recinto 4×18 m, vi ho messo la rete metallica esagonale da pollaio da 1.50, avendo cura di tenderla bene e poi sono passato alla costruzione della ‘’fortificazione’’. Ho utilizzato gli appositi paletti in materiale plastico e li ho posizionati a 20 cm dalla recinzione e vi ho poi fatto 3 giri con il filo:
a 10, 30 e 60 cm di altezza dal terreno; in modo che, se un animale con intenzioni losche nei confronti delle mie papere lo avesse saltato si sarebbe trovato ‘’incastrato’’ tra la rete metallica e degli ‘’ orribili fili pungenti’’ che, essendo capaci di dissuadere un cavallo dall’uscire dal recinto, non credo abbiano problemi a fermare una volpe o un qualsiasi altro animale selvatico. Ho quindi allacciato il tutto al filo elettrico del recinto preesistente dei cavalli e via con la ‘’sperimentazione’’… Sono due anni che tengo 15 anatre germanate da richiamo, per cui belle chiassose, in un’area periferica della proprietà, senza loro subissero danno alcuno da parte della rossa…

recinto elettrificato

Altra esperienza piuttosto particolare con tale metodo dissuasivo la abbiamo avuta nella primavera del 2013, quando una delle nostre oche selvatiche ha avuto l’infelice idea di nidificare sotto a un rovo lungo la recinzione esterna della proprietà: abbiamo seguito la costruzione del nido e la deposizione delle uova…che puntualmente erano mangiate dalla volpe (la abbiamo ripresa con una fototrappola). Vista la caparbietà di entrambi gli animali, abbiamo voluto fare una seconda sperimentazione del sistema: abbiamo tagliato il rovo il corrispondenza di un palo della recinzione il prossimità del nido, facendo lo stesso sul palo successivo a quello del nido, e su di essi abbiamo piantato 3 isolatori a vite alla solita altezza e con i paletti bianchi menzionati precedentemente abbiamo formato una specie di Y, lasciando un’apertura di circa 70 cm nel mezzo, con una lunga ‘’ala’’ a difesa di tale apertura.
Abbiamo quindi collegato il tutto alla solita ‘’macchinetta’’ che ogni secondo invia un impulso e siamo stati ad osservare… La volpe non si è più azzardata a toccare oca e uova, sebbene alcuni giorni dopo l’installazione la abbiamo ripresa lì attorno con l’uso della fototrappola.
Ritengo sia un metodo assolutamente utilizzabile anche per la difesa degli animali da reddito da lupi e canidi vari ed eventuali, non è infatti necessario fare un doppio recinto come ho fatto io per le anatre (peraltro i paletti di plastica sono facilmente realizzabili utilizzando un tondino di ferro da 0.8 cm e dei pezzi di tubo in gomma) ma basta apporre esternamente alla recinzione metallica su ogni palo 3 isolatori alle altezze di 10 cm (per evitare tentativi di scavo), 40 cm (per tenerli comunque lontani dalla recinzione) ed un ultimo a 1.20 m, in modo da evitare tentativi di salto della recinzione.
Alcuni potrebbero obbiettare dicendo che una cartuccia costa meno di un recinto, che esso ha anche bisogno di manutenzione e via dicendo…
Il metodo da me descritto tuttavia è a parer mio indiscutibilmente migliore del metodo ‘’cartuccia’’ per questi semplici motivi, ed è tutt’altro che più costoso:
-Per accorgermi della presenza del predatore esso deve farmi dei danni, quindi ammazzarmi animali, ed è raro ne uccida uno solo, ed anche solo parlando di ovini un capo consente l’acquisto di un apparecchio elettrificatore a batteria.
-Con la cartuccia la risoluzione del problema è solo temporanea, infatti dopo poco tempo il territorio ‘’svuotato’’ dall’animale ucciso sarà occupato nuovamente, e noi ci accorgeremmo della sua presenza solo nel momento in cui farà dei danni: altri euro che vanno in fumo. Diventa una lotta senza fine.
-Fatto assolutamente non trascurabile, è metodo assolutamente ILLEGALE nel caso di canidi che non siano volpi e peraltro punito in modo molto pesante.
In fatto economico, 4 capi ovini consentono la costruzione di ben 3 km di recinto elettrico, che difenderà gli animali per ben 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno; ovviamente il tutto necessita di una manutenzione: bisogna infatti tenere tagliata l’erba in modo che gli steli non vadano a toccare il filo, scaricando a terra.

recinto bestie elettrificato

Io personalmente, dovessi scegliere, non avrei certo dubbi su quale metodo adottare; certamente non tutti la pensano come me, ma, dati alla mano, anche il più idiota degli idioti dovrebbe riuscire a capire che una soluzione definitiva e a lungo termine sia vantaggiosa rispetto a un metodo illegale e che risolverebbe il problema solo temporaneamente e quindi svantaggioso anche economicamente
Roberto Are

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